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Parliamo di attività in spazi confinati

Parliamo di attività in spazi confinati

L’anno 2018 non è iniziato sotto i migliori auspici per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. Il 16 gennaio, infatti, 4 operai hanno perso la vita a Milano per cause lavorative. Le indagini sono tuttora in corso per la determinazione delle responsabilità, ma un particolare è apparso subito certo: gli operai stavano lavorando in un ambiente che in gergo viene definito “spazio confinato”.

Per spazio confinato si intende un qualsiasi ambiente il cui accesso (e di conseguenza un eventuale uscita in caso di emergenza) non risulta agevole in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, a causa della presenza di sostanze o condizioni di pericolo (ad es. mancanza di ossigeno).

Alcune tipologie di spazio confinato sono facilmente identificabili per la presenza di aperture di dimensioni ridotte, come nel caso di:

Altri tipi di spazi confinati, non altrettanto facili da identificare ma ugualmente pericolosi, potrebbero essere:

Il problema degli spazi confinati non risiede tanto nella normativa vigente, spesso a torto considerata carente, quanto nella sua effettiva applicazione.

E’ del 2011, infatti, il DPR 177 (scaricabile qui) che descrive quali sono le condizioni minime da rispettare per poter operare in sicurezza in ambienti confinati ed è frutto anche dell’analisi storica degli incidenti avvenuti nel recente passato (uno su tutti, l’incidente di Molfetta che nel 2008 costò la vita a ben 5 persone nell’atto di bonificare una autocisterna).

I requisiti tecnici principali individuati per poter operare in uno spazio confinato sono:

Tutti requisiti che, evidentemente, nel citato incidente non sono stati rispettati.

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