L’uso di droghe rappresenta un problema di crescente rilevanza in ambito lavorativo. Le sostanze stupefacenti e psicotrope, assunte sia in modo abituale che occasionale, possono compromettere l’equilibrio psicofisico dei lavoratori, aumentando significativamente i rischi per la sicurezza, la salute e l’incolumità personale e di terzi, con particolare riferimento ai settori e alle mansioni che richiedono elevata concentrazione, prontezza di riflessi e capacità decisionale.

I rischi sul lavoro

L’uso di droghe può comportare significativi rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, sia a breve che a lungo termine.

A breve termine, l’assunzione di droghe può alterare le capacità cognitive e motorie, aumentando il rischio di incidenti sul lavoro, errori di giudizio e riduzione della produttività. Le droghe possono compromettere la coordinazione, la concentrazione e il tempo di reazione, risultando in comportamenti imprudenti e una maggiore probabilità di infortuni.

A lungo termine, l’uso cronico di droghe può portare a gravi problemi di salute, come malattie cardiovascolari, danni al sistema nervoso e dipendenze, che a loro volta possono influire negativamente sulla capacità lavorativa e sull’assenza prolungata.

Inoltre, i lavoratori con problemi di dipendenza potrebbero sperimentare difficoltà psicologiche e sociali, come depressione e conflitti interpersonali, che possono ulteriormente compromettere l’ambiente lavorativo e la sicurezza collettiva.

La normativa in materia

In Italia è vietato l’uso di droghe nei luoghi di lavoro per i lavoratori impegnati in attività che richiedono un elevato grado di concentrazione, efficienza e responsabilità verso altre persone. L’elenco delle mansioni per le quali vige questo divieto è specificato nell’Intesa Stato-Regioni del 30 ottobre 2007, aggiornato con dal Ministero della salute, il 7 Luglio 2017 attraverso il documento “Indirizzi per la prevenzione di infortuni gravi e mortali correlati all’assunzione di alcol e droghe, l’accertamento di condizioni di alcol dipendenza e di tossicodipendenza e il coordinamento delle azioni di vigilanza”

La legge prevede l’obbligatorietà, per alcune categorie di lavoratori, di sottoporsi a periodici test antidroga, e impone sanzioni ai datori di lavoro che non mettono in atto i controlli.

Droghe e lavoro: obblighi del Datore di Lavoro

In conformità con la normativa vigente, il Datore di Lavoro è tenuto a:

  • Valutare, attraverso un’attenta analisi dei rischi, se all’interno della propria azienda siano svolte attività che richiedono un elevato livello di concentrazione, produttività e responsabilità verso terzi, per le quali è previsto il divieto di assunzione di sostanze stupefacenti;
  • Informare i lavoratori sui pericoli legati all’uso di droghe, sui maggiori rischi di infortuni derivanti dall’assunzione di tali sostanze, e sulle modalità e frequenza dei controlli tossicologici;
  • Formalizzare il divieto attraverso una comunicazione scritta ai lavoratori;
  • Implementare un sistema di verifiche periodiche per monitorare il rispetto del divieto.
  • rifiutarsi di accettare al lavoro i propri dipendenti che manifestino comportamenti impropri palesemente riconducibili all’utilizzo di droghe;

Tali misure devono essere parte integrante e fondamentale del processo di valutazione dei rischi e riportato all’interno del DVR, elaborato con la collaborazione del RSPP, Medico Competente e RLS.

Droghe e lavoro: il ruolo del medico competente

Per assicurare il rispetto delle normative vigenti, il Datore di Lavoro è tenuto a nominare un Medico Competente, il cui compito principale è quello di effettuare controlli tossicologici sui lavoratori che svolgono mansioni a rischio.

In base all’articolo 41, comma 4 del D. Lgs. 81/08, le visite di sorveglianza sanitaria effettuate dal Medico Competente per le mansioni soggette all’obbligo normativo, devono anche verificare l’eventuale presenza di tossicodipendenza tra i lavoratori.

Questi accertamenti medici devono avere una frequenza almeno annuale e includono:

  • un’anamnesi;
  • un esame obiettivo.

Le visite devono essere hanno lo scopo di individuare segni di dipendenza, astinenza, intossicazione cronica o malattie legate all’abuso di e sostanze stupefacenti, valutando anche il loro impatto sulle capacità lavorative.

Nel caso di sospetto di tossicodipendenza, è necessario effettuare ulteriori test biologici, come l’analisi chimica del capello o il test delle urine. Se i risultati confermano la dipendenza, il lavoratore deve essere inviato ai centri SerT (Servizio per le Tossicodipendenze del SSN) per il trattamento.
La normativa, infatti, prevede che un lavoratore con contratto a tempo indeterminato, impegnato in un programma di riabilitazione dalla tossicodipendenza, abbia il diritto di conservare il proprio posto di lavoro per tutta la durata del trattamento. Questo principio è stato confermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 1319 del 2017. Il diritto alla conservazione del posto di lavoro è garantito per un periodo massimo di tre anni, anche se non continuativi. Per beneficiare di questa tutela, l’assenza del lavoratore deve essere giustificata da una certificazione emessa da una struttura sanitaria o una comunità terapeutica riconosciuta. Il Servizio per le Tossicodipendenze (SERT) delle ASL è l’organismo preposto alla diagnosi e alla certificazione dello stato di tossicodipendenza.

Se il Medico Competente identifica un rischio concreto di abuso di sostanze sul luogo di lavoro, è obbligato a programmare, insieme al Datore di Lavoro, dei test antidroga a sorpresa durante l’orario lavorativo.

Modalità di effettuazione dei test

Le modalità di esecuzione dei test antidroga possono includere le seguenti modalità di prelievo:

  • prelievo di campioni di capelli;
  • prelievo di campioni di urina;
  • prelievo di campioni di saliva.

Questi test sono principalmente finalizzati a rilevare la presenza delle comuni sostanze stupefacenti:

  • Cocaina;
  • Eroina;
  • Anfetamine;
  • Metanfetamine;
  • Cannabinoidi;
  • Morfina.

Droghe e lavoro: obblighi dei lavoratori

In base a quanto stabilito dall’articolo 20 del D. Lgs 81/2008, i lavoratori sono tenuti a sottoporsi agli accertamenti sanitari disposti dal Datore di Lavoro e a non presentarsi al lavoro sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il lavoratore, infatti, non può sottrarsi all’obbligo di effettuare il test antidroga se disposto dal medico competente. Una volta comunicata la data, il lavoratore avrà 10 giorni di tempo per sottoporsi all’esame, scaduti i quali la struttura sanitaria dovrà disporre un nuovo controllo. L’ennesima inadempienza a tale obbligo potrà essere punita con:

  • sanzioni penali e amministrative;
  • l’interdizione del lavoratore dallo svolgimento della mansione a rischio;

Qualora risultino positivi ai test, possono essere soggetti a sanzioni disciplinari, che possono arrivare fino al licenziamento, se non è possibile il loro impiego in altre mansioni compatibili con il loro stato di salute.

In ogni caso, è importante che i lavoratori siano consapevoli del supporto e delle opportunità offerte dalla legge per intraprendere un percorso di riabilitazione e recupero.

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